…ho guardato, sin dalla mia più giovane età, a quell'amico, un po' più grande di me (sia come età che come stazza) apprezzando, spesso, anche inconsciamente, il suo enorme carisma che trasmetteva con quel suo approccio semplice e personalissimo, a volte disarmante, con quel modo di guardarti con occhi profondi che andavano a scrutare sempre chi gli era di fronte per entrarci dentro per condividerne l'essere e l'essenza.
Credo di essere stato più vicino soprattutto al primo Antonio, quando con lui, con Luciano e con la mitica FIAT 500 bianca, scorazzando per chissà quali sperduti percorsi peripatetici (come li chiamava lui) abbiamo condiviso momenti di intensa gioia e di allegra goliardia giovanile, ma anche di intenso confronto esistenziale e di maturazione interiore fondata su sogni (e utopie?) di paffuti ragazzi che erano convinti che si poteva cambiare il mondo!
E poi la musica... prima l'ascolto dei cantautori dell'epoca e l'ammirazione dei gruppi rock suonati nel costosissimo impianto hifi del cugino Seby che andavamo a trovare nei pomeriggi domenicali, poi le sue prime note su una chitarra raccattata chissà dove... quella chitarra sulla quale mi fece mettere le dita per i miei primi accordi.
Ho di quel periodo ricordi precisi legati a delle espressioni che Antonio mi rivolgeva con tono sempre affettuoso e fraterno, espressioni legate al mio carattere ed alle mie esuberanze: - mi rimproverava spesso (ritengo anche con un pizzico di ammirazione) della “mio libido cazzuliandi” quando mi capitava di smontare e rimontare oggetti ed attrezzi (spesso elettronici), mi “fanteggiava” (ossia mi mandava a quel paese) simpaticamente quando facevo qualche battuta di troppo ma soprattutto ricordo tutte quelle espressioni del viso, quelle smorfie non facilmente descrivibili, quando si trovava a dovermi spiegare una sua idea, un suo pensiero, una sua emozione...
Con lui abbiamo condiviso oltre la musica passioni diverse: la fotografia, l'elettronica, l'osservazione della natura e delle scienze fisiche. Ma soprattutto abbiamo condiviso momenti di crescita spirituale e religiosa di elevata intensità.
La mia ammirazione nei suoi confronti crebbe così tanto che in maniera più che naturale gli chiesi di farmi da padrino alla Cresima. Ciò lo rese credo felice ed orgoglioso e credo anche che fece sì che nella sua vita io stesso assumessi un ruolo più pieno. I nostri confronti spirituali e la stima reciproca crebbero di conseguenza.
Devo indubbiamente ad Antonio la mia successiva crescita interiore che mi portò ad esprimere (a volte con risultati per me assolutamente incredibili) il dono dello Spirito di scrivere e musicare canzoni che con orgoglio mettevo nelle sue corde, nella sua voce e nel suo cuore, essendo frutto spesso di esperienze o riflessioni comuni.
Ma Antonio era una stella pulsante, che a momenti di estrema luce alternava momenti bui e tristi.
Solo a volte, purtroppo, e negli ultimi tempi ancora di meno, ricordo di essere riuscito a ridare fuoco al suo cuore quando attraversava quei periodi di abbandono e di gelo...
E poi, malauguratamente si cresce! E, alle utopie, si sostituiscono i tentativi di costruire certezze, senza star più a sottilizzare sulla spiritualità o sulla condivisione di ideali troppo alti...
Antonio invece, nel suo essere speciale, non crebbe mai e di conseguenza dovette subire su se stesso oltre agli acciacchi fisici, il pulsare sempre più fioco della sua stella che inevitabilmente si è spenta in questo mondo.
La sua luce, sicuramente ancora più intensa ed illuminante, brilla oggi nel mio cuore e credo nel cuore di tutti quelli che lo hanno ben conosciuto o che anche solo lo hanno avvicinato per caso, una luce che scolpisce e risuona ancora in una frase di una canzone che è tutto di Antonio: “Facci nuovi con Te!”.